Libro "La Gestalt oggi - Scegliere la propria vita"

Copertina del libro

 

Prefazione

È nel 1951 che negli Stati Uniti fa la sua comparsa l'opera fondatrice: Gestalt-therapy1. Non si può dire che il successo sia immediato. Eppure, quest'opera collettiva costituisce un avvenimento importante nella storia della psicoterapia. Essa propone allo stesso tempo un approccio psicologico all'uomo, alle sue manifestazioni patologiche, e un metodo terapeutico originale. Fritz Perls, che ne è stato l'ispiratore, scrive non senza ironia: «Oscuro piccolo-borghese ebreo, in seguito mediocre psicanalista, infine possibile creatore di un “nuovo” metodo di trattamento, io divento l'interprete di una filosofia percorribile che potrebbe portare qualcosa all'umanità.»
Di fatto questa pratica si situa, insieme a molte altre «nuove terapie», nella corrente della «psicologia umanistica», che ha aperto una «terza via» tra la psicoanalisi e il comportamentismo (behaviorismo).
Cosa fa l'originalità di questa corrente? Di fronte alla psicanalisi, che mette l'accento sull'inconscio, e al comportamentismo, che prende in esame solo i comportamenti osservabili, la psicologia umanistica afferma l'importanza centrale delle esperienze vissute. Si tratta sia di privilegiare l'accesso soggettivo all'esperienza che di affermare il primato dell'esistenza sull’essenza. In questo senso, essa si collega al movimento filosofico dell'«esistenzialismo» (Heidegger, Sartre...). Per essa non vi è un'essenza dell'uomo, un modello umano. Ciascuno può diventare l'artefice e il creatore della propria vita: è il sentimento di pienezza, di realizzazione di sé provato singolarmente a tutti i livelli a rappresentare il miglior criterio di equilibrio e di salute.
La psicologia umanistica non cerca di proporre né una distinzione tra normale e patologico, né delle categorie diagnostiche; essa non punta a guarire quella che potrebbe essere considerata una malattia psichica. Per essa si tratta di permettere ad ogni persona di vivere in maniera più piena e più libera («crescere e amare ciò che viene», diceva Perls), di realizzare tutte le potenzialità e d'essere, in ogni senso, autore della propria vita. Perché al cuore della crisi dell'uomo moderno si trova l'indebolimento della sua esperienza di se stesso in quanto essere responsabile, capace di orientare e controllare la propria esistenza. Piuttosto che imprigionare l'uomo nei propri limiti e determinismi, essa punta ad accrescere il suo campo di libertà e il suo potere decisionale, a permettere a ciascuno di «scegliere la propria vita».
Questo orientamento esistenziale e umanistico si traduce nell’ambito della psicoterapia attraverso diverse scelte:

  • Preferire il «provato» allo «spiegato»; la comprensione di ciò che avviene nel «qui e ora» alla ricerca delle cause; l'empatia all'interpretazione.
  • Far sì che la terapia non induca la dipendenza e la passività del paziente, ma lo renda agente attivo del suo cambiamento.
  • Restituire l'individuo alla sua totalità, allargando il campo della sua coscienza e della sua relazione con se stesso e con gli altri; permettendogli di riappropriarsi di aspetti della propria personalità negati o proiettati.
  • Subordinare la tecnica all'autenticità e al coinvolgimento relazionale, insistendo sull’importanza della qualità di presenza e di attenzione del terapeuta, aperto a tutti i modi di comunicazione (verbale, corporeo, emozionale...) del suo «cliente».
  • Lavorare sulla situazione e la relazione terapeutica stessa, concentrandosi sul contatto e le forme di comunicazione declinate sul «qui e ora», nell'intensità di un presente aperto sull'avvenire e nutrito dal passato.

Queste scelte definiscono a grandi linee gli orientamenti caratteristici della terapia della Gestalt.

Cinquant'anni dopo la comparsa del libro fondatore, questo approccio è ancora ben vivo. Si è imposto come una delle pratiche maggiori nel campo delle «nuove terapie». Solidamente radicato in America e in buona parte dei paesi europei, ha oggi raggiunto lo stadio della maturità. Lo testimoniano il numero elevato di associazioni, scuole di formazione e terapeuti che vi si riconoscono; nonché il fatto che esso abbia fecondato numerosi ambiti: ovviamente la psicoterapia individuale e di gruppo, ma anche la formazione, il modo di intervenire nelle organizzazioni, le risorse umane, il lavoro sociale, la consulenza...
Il successo incontestabile della terapia della Gestalt deriva da molti fattori. Tra gli altri, il carattere «integrativo» di questa pratica occupa un ruolo centrale. D'altronde Fritz Perls ha esitato per molto tempo prima di trovarle una denominazione. Aveva pensato di chiamarla «psicoterapia integrativa» prima di scegliere terapia della Gestalt, in riferimento a una corrente della psicologia tedesca (la Psicologia della Gestalt) che l'aveva influenzato molto durante i suoi studi a Berlino.

Perché parlare di psicologia integrativa?
Abbiamo già menzionato un aspetto della risposta. La terapia della Gestalt mette l'accento sulla persona considerata come una totalità. In tal modo essa si oppone a quelle pratiche che scompongono l'individuo in una sommatoria di funzioni, istanze o meccanismi. Per utilizzare un'immagine, l'uomo non è una somma di cellule, fluidi e organi: è un organismo che vive come un'unità ed è questo insieme che dà senso ai differenti elementi in interazione. La totalità è anche quella dell'uomo integrato al suo ambiente fisico e sociale, che agisce su questo. In questo rapporto di interazione con l'ambiente, la relazione con gli altri gioca un ruolo fondamentale. La Gestalt afferma l'unità irriducibile delle dimensioni somatiche, fisiche, relazionali e socioculturali dell'uomo.
Allo stesso tempo, l'unità e l'equilibrio della personalità sono costantemente minacciate. Sotto la pressione degli altri e delle norme sociali, noi soffochiamo o rigettiamo alcuni aspetti della nostra persona: ad esempio, reprimiamo certe emozioni; ci «dimentichiamo» di bisogni fondamentali per il nostro organismo; mascheriamo i sentimenti che gli altri potrebbero non approvare; lasciamo latenti molte delle nostre potenzialità...Per questo, come scrive Perls, la terapia della Gestalt si sforza di «colmare le falle della personalità per restituire l'individuo alla sua personalità». Per lui, una persona sana è una persona che è totalmente in relazione con se stessa e che sa adattarsi in maniera creativa alla realtà circostante. Per illustrare quest'idea, egli propone l'immagine seguente: lo psicotico dice «sono Napoleone», il nevrotico «mi piacerebbe essere Napoleone»; una persona sana: «sono quello che sono». Questa coscienza di sé in quanto organismo e totalità integrata, Perls la chiama, Self (il sé). Essa rappresenta lo stadio di autenticità e di spontaneità creatrice che l'individuo raggiunge quando ha superato il livello delle illusioni, degli stereotipi, dei ruoli sociali, e dei giochi attraverso i quali noi manipoliamo il nostro entourage («Chiamo nevrotico - scrive Perls- chiunque, anziché divenire adulto, si serve del suo potenziale per manipolare gli altri.»).
Ma, se Perls aveva valutato di chiamare questa pratica «terapia integrativa», è anche per un'altra ragione. Egli pensava che la pratica da lui proposta fosse in grado di integrare gli apporti più efficaci dei principali approcci terapeutici. Egli stesso in un primo tempo si era formato alla psicanalisi; e anche se in seguito è stato portato a mettere in discussione certe posizioni della psicanalisi ortodossa, egli ha sempre manifestato interesse ed ammirazione per le «grandi scoperte di Freud» e dei suoi discepoli.
Ma egli rivendicava allo stesso modo l'eredità di Wilhelm Reich (del quale ad un certo punto era stato paziente); questi ha messo l'accento sull'unità psicosomatica dell'uomo, sull'importanza del radicamento corporale dei meccanismi di difesa e sulla dimensione energetica del funzionamento umano.
Perls si è ugualmente ispirato alla «tecnica attiva» di Sandor Ferenczi, alle concezioni di Carl-Gustav Jung sullo sviluppo o sul sé, allo psicodramma di Jacob Moreno o alla nozione di gioco di Éric Berne (il fondatore dell'analisi transazionale).

Uno dei punti interessanti della terapia della Gestalt è giustamente il suo tentativo di sintesi (anche se resta parziale), questo sforzo per gettare un ponte tra gli approcci psicodinamici (centrati sugli aspetti intrapsichici della personalità) e gli approcci relazionali (che si interessano alla comunicazione e ai modi di contatto interpersonali).
Ed ecco, evocate in maniera piuttosto rapida (ma si tratta solo di una prefazione), alcune caratteristiche della terapia della Gestalt che denotano la sua identità e possono spiegarne il successo e la longevità. Perché oggi siamo alla «terza generazione» (quella dei praticanti, che segue quelle dei fondatori e dei teorici), secondo l'espressione di Serge Ginger, che in Francia è stato uno degli iniziatori della terapia della Gestalt2. Fedele allo spirito di Perls, egli mette d'altronde in guardia i Gestaltisti attuali contro l'«irrigidimento dogmatico». Egli ama citare a questo proposito una frase di É. Herriot: «tutto parte dall'entusiasmo...per finire nell'organizzazione».

L'organizzazione, o meglio l'istituzionalizzazione, è inevitabile; essa è anche segno di maturità. Speriamo però che essa non soffochi né l'entusiasmo né la creatività. L'opera di Gonzague Masquelier lascia ben sperare.
Direttore dell'École Parisienne de Gestalt (EPG – Scuola Parigina di Gestalt) per una ventina d’anni, appartiene alla «terza generazione», quella dei praticanti; ma è tra coloro che sanno da dove vengono e che hanno integrato i differenti apporti nozionistici che costituiscono le basi della terapia della Gestalt.
Egli ci offre una presentazione particolarmente chiara, accessibile e vivace di questo approccio.
Questa presentazione sa trovare il giusto equilibrio tra la storia, lo stato attuale della teoria e della pratica. Essa traccia la genesi della terapia della Gestalt attraverso il percorso di Fritz e Laura Perls, il loro incontro newyorkese con Paul Goodman e Ralph Hefferline, l'avventura californiana del centro d'Esalen.
Essa propone quindi un'esposizione dei concetti fondamentali della Gestalt capace di legare semplicità e rigore, evitando inutili tecnicismi. L'uso delle immagini permette di radicare questi concetti nell'ambito dell'esperienza vissuta. Infine Gonzague Masquelier mostra i differenti campi di pratica della Gestalt: dalla psicoterapia alla formazione, fino alle modalità di intervento. Egli traccia una mappatura dello stato attuale della Gestalt in Francia.
Si può dire legittimamente che la sua opera sia «integrativa». Senza ignorare le differenti correnti che percorrono la Gestalt e contribuiscono al suo dinamismo, egli sa adottare il giusto spirito critico per privilegiarne gli aspetti più solidi e riconosciuti. Ma sa anche evitare qualsivoglia chiusura dottrinaria. In questo, egli prolunga lo spirito di Perls che affermava, alla fine della propria vita: «non c'è mai fine all'integrazione» (la vita non si ferma mai), «c'è sempre una possibilità di crescere.»

Edmond Marc

 

Prefazione all'edizione italiana

Conobbi Gonzague Masquelier una decina d’anni fa’, in occasione di un Seminario che tenne a Roma di fronte a una platea di centinaia di persone.
Fui profondamente colpito dalla sua modalità di operare: utilizzava il metodo gestaltico con grande delicatezza, con grande rispetto di chi stava lavorando,  con grande rispetto delle situazioni che si andavano creando durante lo svolgimento dei lavori individuali, e contemporaneamente con grande fermezza e decisione.
Riscoprivo in Lui modalità apprese dallo studio dei grandi Maestri come F. Perls e nel contempo vedevo e osservavo l’utilizzo delle tecniche gestaltiche con un modo decisamente meno direttivo e più delicato. E non era un caso, dal momento che Gonzague ha lavorato a stretto contatto con il grande e sensibile Maestro parigino, prendendone successivamente il suo posto a l’Ecole Parisienne de Gestalt.
Fui colpito anche dal fatto che era arrivato a trascendere la metodologia classica, utilizzando nelle messa in atto delle varie tecniche, strumenti tecnologici come la videocamera e un megaschermo che diventavano un autentico modo per modernizzare la “sedia vuota” o la “sedia bollente”. E così l’espressione diretta del Cliente nei confronti di un ipotetico interlocutore, attraverso il video in diretta diventava un parlare direttamente all’immagine di sé o all’immagine di quello che gli altri vedono di noi.
Davvero stupefacente! E tutto questo nel rispetto più assoluto della metodologia gestaltica classica, sia pur con importanti note di modernizzazione e di rinnovamento.
Il libro “La Gestalt oggi” scritto da Masquelier è una “summa” di tutto quello che è importante che un buon gestaltista conosca. È un accurato compendio teorico-pratico della disciplina della Gestalt, scritto con il grande desiderio di far conoscere e approfondire il meglio di questo straordinario metodo di lavoro.
Libro estremamente didattico, che può essere di grande aiuto a chi desideri avvicinare, conoscere, vivere e approfondire una modalità operativa che si dimostra nella pratica estremamente utile, veloce ed efficace.
È un volume che può essere adottato come libro di testo nelle Scuole di Gestalt, vista la sua precisione, la sua meticolosità e la sua chiarezza di espressione che, per la verità, sono la modalità tipica dei Terapeuti e dei Counselor della Gestalt.
Auguriamo al Lettore di fruire profondamente  di tale Opera, che racchiude in sé la scienza della disciplina che descrive e l’arte dell’insegnamento alla messa in atto.
Credo che ogni gestaltista dovrebbe portare nei file della propria memoria un compendio come questo, ricco di insegnamenti, idee, suggerimenti da sperimentare e vivere.

Alberto Dea
Direttore di Gestalt Institute
Master Triennale in Gestalt Counseling


1Tradotto in italiano con il titolo di Terapia della Gestalt. La parola Gestalt viene dal tedesco. Significa “forma”, “struttura”. La terapia della Gestalt cerca di considerare l'uomo nella sua totalità, ovvero sotto differenti aspetti (corpo e spirito; pensiero e azione; conscio e inconscio...) e senza isolarlo dal suo aspetto e dalle relazioni con gli altri.

2Ginger S. et A., La Gestalt, une thérapie du contact, Paris, Hommes et Groupes, 8a edizione, 2006 (1a edizione 1987), tradotto in 6 lingue. Trad. it.: La Gestalt. Terapia del con-tatto emotivo, Roma, Ed. Mediterranee, 1990.