Ansia

La percezione di pericolo può essere generica oppure  può essere legata a diversi tipi di oggetti, eventi e situazioni. Ad esempio il pericolo si può riferire ad una situazione sociale in cui la propria autostima personale può essere minacciata da valutazioni  negative da parte di altri.

L’ansia, in quanto segnale di pericolo che attiva le risorse individuali,  può  avere una funzione che favorisce l’adattamento dell’individuo all’ambiente.

Se l’ attivazione  della risposta d’ansia  è continua, allora l’ansia perde la funzione di discriminare tra situazioni pericolose e non pericolose, e diventa quindi patologica e non adattiva.

 L’ansia è caratterizzata da sintomi quali tensione muscolare (vedi cefalea),  disturbi del sonno (aumento della vigilanza), tachicardia, alterazione dell’ attività gastrointestinale, aumento della sudorazione, aumento della diuresi, diminuzione della secrezione salivare ( bocca secca) , difficoltà di concentrazione, irrequietezza, affaticabilità e disagio soggettivo.

La sintomatologia dell’ansia è l’espressione dell’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico.

Nel caso in cui l’ansia patologica risulti collegata ad alcuni eventi, situazioni od oggetti specifici si parla di fobie,  quali ad esempio la fobia per i ragni,  e la fobia  per gli spazi chiusi, detta claustrofobia.

L’ansia patologica  è di tipo diffuso, generalizzato, quando non è legata a situazioni od oggetti specifici.

Il disturbo da attacchi di panico è una manifestazione di ansia acuta in cui improvvisamente si verificano palpitazioni, difficoltà a respirare,  dolore al torace, senso di soffocamento e di oppressione, vertigini, sudorazione e tremori, sensazioni di morte incombente. Questi sintomi si manifestano con una notevole intensità e cessano spontaneamente nell’arco di 15- 30 minuti.

In seguito al primo attacco di panico spesso subentra una condizione di ansia anticipatoria in cui il soggetto è tormentato dalla paura di avere un attacco di panico.

Per ridurre i sintomi d’ ansia si insegna alla persona ad indurre volontariamente uno stato psicofisico di rilassamento che  si sostituisca allo stato ansioso. A tale scopo  risultano  efficaci le tecniche di rilassamento, quali ad esempio il training autogeno e il biofeedback.

In alcuni casi la persona mette in atto dei processi cognitivi riguardo a se stesso e alle situazioni   in   cui si trova ( o potrebbe trovarsi) che  innescano e mantengono la risposta d’ansia. E’ estremamente utile che questi processi diventino oggetto di riflessione clinica, al fine di poter essere modificati.

Per esempio, nel soggetto ansioso è frequente una sovrastima delle probabilità che si verifichi un evento negativo, anche se questo è poco probabile.  Perciò il possibile diventa probabile, e il probabile diventa certo.

Se l’evento negativo  poi  non si verifica concretamente, questo tipo di processo cognitivo non viene disconfermato, in quanto la persona può ritenere di essere stata fortunata per il fatto che non si sia verificato, o può ritenere che l’essersi preoccupato possa aver prevenuto il verificarsi dell’evento.

Alberto Dea

Rita Sommacal