"Sono Ilaria Cadorin, laureanda in Psicologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Ve.Mestre ed ho avuto l'opportunità di svolgere il tirocinio presso Punto Gestalt così da approfondire i miei interessi, sviluppare le mie attitudini e continuare nel percorso di conoscenza personale intrapreso tempo fa"
_____________

 

INTRODUZIONE: PERCHE’ LA SCELTA DI QUEST’AMBITO?



     Ricordo sorridendo il periodo pre-tirocinio, volto alla ricerca frenetica dell’ente “adatto” a me. Sapevo che c’era il mio posto da qualche parte e che, se non lo vedevo, era forse per una mancanza di ricettività da parte mia. Avevo contattato diversi enti e nessuno di questi mi soddisfava pienamente. Finché non incontrai personalmente Alberto Dea, quello che divenne poi mio tutor.
     Tre sono i motivi principali che mi hanno spinta a svolgere il tirocinio presso un centro di counseling gestaltico:
- il primo è legato alla ricerca personale e alla curiosità di conoscere un approccio nuovo rispetto a quello che io ho sperimentato con la psicoterapia dinamica personale a orientamento kleiniano; quindi l’idea del counseling, che esprime una modalità di relazione d’aiuto diversa dalla psicoterapia, sebbene Punto Gestalt vada ad affrontare problematiche anche legate ai disturbi alimentari (motivo per cui mi ero avvicinata io stessa alla terapia);
- il secondo motivo concerne l’approccio gestaltico, centrato sulla persona e sull’importanza di far rivivere a questa le esperienze critiche vissute cosi da permettere una loro rielaborazione che vada oltre il semplice racconto del paziente in terapia;
- last but not least, le contaminazioni culturali che il mio tutor porta nel suo lavoro e che mi hanno da sempre affascinata; l’approccio di Alberto Dea infatti arricchisce la prospettiva gestaltica unendo a questa elementi tratti dalla PNL Programmazione Neuro-Linguistica, grazie ai Seminari con John Grinder, e dall’integrazione tra arte-terapia e danze, insieme ai rituali degli indiani nativi d’America, con la bioenergetica (integrazione messa a punto dal Maestro Paul Rebillot, già frequentatore di Esalen con Friz Perls e fondatore della Scuola di Terapie Gestaltiche di S. Francisco), il tutto avvolto dalla passione per la musica che fa da potente sottofondo in tutte le attività proposte da Punto Gestalt. 


CONTESTO E CARATTERISTICHE DELL’ENTE
     Punto Gestalt è nato dall’idea di Alberto Dea, il mio tutor, e Rita Sommacal, di aiutare l’altro in un modo nuovo, rispetto all’esperienza di entrambi nel campo medico. Infatti Alberto è medico specialista in farmacologia clinica e Rita infermiera coordinatrice.
     Il centro si propone di:
- Operare nell’ambito della relazione d’aiuto aiutando, in qualità di counselors, le persone a risolvere problematiche e “incidenti di percorso” che nella vita inevitabilmente si presentano (apprensioni, sofferenze dovute a difficoltà comunicative, lutti, paura dell’abbandono, frustrazioni, paure, necessità di conoscersi più profondamente, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno, desiderio di aumentare la propria autostima, ecc….);
- Incontrare persone sia individualmente che in gruppo per favorire lo sviluppo e la crescita personale (supervisioni, psicodramma, incontri per lavorare sull’autostima);
- Offrire seminari e incontri nelle aziende ospedaliere per favorire la relazione e comportamenti efficaci negli operatori sanitari di tutti i livelli;
- Operare nelle scuole per favorire l’affettività e prevenire il disagio negli studenti attraverso collaborazioni con i docenti;
- Offrire consulenze aziendali per prevenire il burn-out e le conflittualità al fine di raggiungere maggiore serenità e collaboratività tra gli operatori;
- Organizzare conferenze sulle tematiche della comunicazione per il raggiungimento di maggiori benessere e autostima.
     Alberto Dea ha voluto creare un ambiente caldo e rilassante che permetta al cliente di sentirsi completamente a casa, proponendo un setting dai colori caldi (si ripropongono spesso il giallo e l’arancione) dove si sente sempre una musica leggera, stanze con cuscini di tutti i colori, dimensioni e forme e una stanza, molto particolare, chiamata “della creatività”, dove è possibile dipingere, lavorare con la creta e il gesso, utilizzare il video registratore e lo specchio come strumenti terapeutici.


LA MIA ESPERIENZA
     Il mio ruolo all’interno del progetto si è rivolto in due direzioni: da un lato la partecipazione come cliente ai vari incontri sia di gruppo che individuali, con il mio tutor, e dall’altro lato la preparazione e l’esperienza in veste di tutor/partecipante del seminario culmine del mio tirocinio. Vorrei volgere l’attenzione alle attività che hanno avuto un peso maggiore per quanto riguarda le ore dedicate, ovvero gli incontri di supervisione e l’esperienza legata al seminario “Eros Body & Life”, andando a definire più dettagliatamente la mia esperienza.


Supervisioni
Gli incontri di supervisione erano rivolti a chi nella relazione d’aiuto ha il ruolo non esclusivamente di psicologo o psicoterapeuta, ma anche di counselor o professionista nell’ambito della rieducazione (nello specifico nel mio gruppo vi era una logopedista). Lo scopo di questi incontri di gruppo era permettere ai professionisti di esprimere liberamente le proprie problematicità, trovando nuove soluzioni e affidandosi in questo percorso di ricerca al calore del gruppo, fonte di sostegno e stabile e forte appoggio.
     Abbiamo lavorato su varie problematiche inerenti alle difficoltà che il professionista incontrava e nella vita quotidiana e nella vita lavorativa.
     La modalità era ovviamente centrata sul far rivivere alla persona le sue esperienze passate: quindi riproporre la situazione di conflitto senza rientrare però nello stato emotivo passato ma sostituendolo ad uno nuovo, più efficace e funzionale, accanto a nuove strategie comportamentali così da permettere una rielaborazione dell’esperienza vissuta negativamente.
     Inoltre abbiamo lavorato molto sul rapporto counselor-cliente, sul rapport e sulla sintonia, sull’importanza di lasciarsi “cullare” e affidarsi all’altro, sulla capacità di ascolto e comunicazione.


Preparazione ed esperienza Eros Body & Life
     L’evento culmine della mia esperienza come tirocinante è individuabile nel seminario “Eros, Body & Life”, che partiva dal presupposto che ciascuno di noi, fin dall’ infanzia, mette in atto un copione di vita fatto, a seconda dei casi specifici, di comportamenti imparati dalle persone significative della nostra vita: evitamenti, espansività, giocosità, seriosità, piacevolezza o austerità. E tutto questo per ottenere approvazione, stima e considerazione da parte delle persone per noi importanti. Ognuno mette in atto tutto questo attraverso la parola,  il corpo e gli atteggiamenti, al fine di costruirci una vita perfettamente in sintonia con l’ambiente dove viviamo. E così anche il corpo si modella sugli esempi che abbiamo, non ultima  la sessualità.
     Il Seminario esperienziale si prefiggeva quindi il compito di esplorare le proprie modalità di comportamento che si manifestano attraverso il maschile, il femminile e il corpo.  
     Ciascuno di noi ha potuto così studiare e approfondire il proprio modo di essere maschi e/o femmine, la propria seduttività e come vivere i propri comportamenti connessi al genere a cui apparteniamo. E sessualità, significa  Amore, Comunicazione, Piacere di condividere e di vivere l’Intimità.
     E’ stata in assoluto tra le esperienze più forti che abbia vissuto. Sconcertante la potenza di questo seminario che mi ha permesso di affrontare delle problematicità, legate al sesso maschile e al rapporto padre-figlia, che fino a quel momento non ero stata capace di trattare in psicoterapia.

ANALISI DEL RUOLO DELLO PSICOLOGO
     Nel contesto specifico in cui mi sono inserita non erano presenti psicologi e personalmente non ne ho sentito la necessità. Svolgendo il tirocinio presso Punto Gestalt ho constatato come si possano ottenere straordinari risultati anche con approcci più veloci e sicuramente più diretti ad un cambiamento immediato. Lavorando individualmente con Alberto ho avuto inoltre la possibilità di vivere delle dinamiche differenti da quelle proposte in ambito psicoterapeutico. Certo, gli approcci sono molto diversi, questo rivolto al cambiamento, la psicoterapia dinamica invece rivolta alla scoperta e conoscenza di sé per capire quali dinamiche hanno portato a manifestare un determinato comportamento.
     Messo a confronto con le mie aspettative, il ruolo del counselor e, nella mia prospettiva professionale, di counselor-psicologo, ha assunto dei  connotati decisamente positivi, in un momento di mia ricerca personale dove ho cominciato a credere meno a certi dogmi della psicoterapia dinamica, andando a conoscere approcci più direttivi e che richiedono maggiore attività da parte del cliente.
     Credo fortemente nell’importanza di un sostegno per le persone, soprattutto in questo momento in cui l’ascolto è tra le prime cose che sono state tralasciate. E’ evidente però, contestualizzando la relazione d’aiuto nell’attuale periodo storico, che i tempi sono cambiati: l’idea di investire tanto tempo in una terapia lunga e di rimanere focalizzati sul dolore è una cosa che spaventa e da cui si fugge. Questo non significa che altre forme di aiuto, come la terapia sistemica (che per definizione è più breve) o il counseling gestaltico (ben diverso da quello ad orientamento rogersiano), siano meno forti o meno efficaci, anzi.  

      Di certo sono orientati in maniera più focalizzata verso un cambiamento veloce. Che il passaggio dallo stato attuale a quello desiderato sia comunque difficile e impegnativo è indubbio. Infatti sono solitamente le esperienze forti a smuovere di più la persona. Potrei descrivere la terapia come un cammino di montagna, in discesa, ricco di ostacoli, rocce da alzare da terra e spostare, mentre le terapie “brevi” come un cammino interrotto da un alto muro dove l’unico passo che si può fare è recuperare tutte le forze e decidere di scavalcare quel muro.


CONCLUSIONE
     Il tirocinio presso Punto Gestalt mi ha permesso di arricchire le mie conoscenze sul counseling, con un’esperienza rivolta su molteplici aspetti quali la supervisione con professionisti della relazione d’aiuto, l’organizzazione e partecipazione in veste di tutor al seminario esperienziale “Eros, Body & Life, la partecipazione al workshop esperienziale “Autostima e capacità di autogestione”, i preziosi incontri di counseling individuale con il mio tutor e la video-didattica; oltre a tutto ciò quest’esperienza mi ha dato la possibilità di entrare in un mondo che prima potevo solo immaginare. Una realtà fatta di mission a cui si crede veramente, di valori, di emozioni e sentimenti veri.
     Ancor di più ho avuto la conferma del potere curativo che risiede anche solo nella relazione che si instaura tra counselor-cliente e soprattutto tra il gruppo di lavoro. Infatti è stato centrale il gruppo in questo tirocinio poiché la maggior parte delle attività si svolgevano insieme. Ho avuto così l’opportunità di lavorare non solo in maniera diretta su di me ma anche indirettamente, attraverso il lavoro che i componenti del gruppo facevano su di loro.  
     Alberto e Rita hanno incarnato quello che J.Bowlby chiamava “porto sicuro”, ovvero una base solida dalla quale partire per esplorare, in questo caso non il mondo ma se stessi, affidandosi alle correnti del vento e del mare, per poi tornare a quel porto sapendo di essere sempre accolti al nostro ritorno.
     Non posso non ricordare con un sorriso la danza di trasformazione che si basa sull’interpretazione, attraverso il movimento del corpo, del sentito del momento. Entrando più nello specifico, consiste nel vivere le sensazioni e le emozioni del “qui ed ora”, nello stare “con loro”, in modo da sperimentarle, riconoscerle e identificare tutte le modificazioni che il corpo può registrare in quel preciso momento. La difficoltà che ho avuto è stata principalmente quella di lasciar andare il mio corpo all’istinto, permettendo quindi alle emozioni di fluire liberamente.
     Questa danza infatti comporta un’iniziale discesa verso la parte più oscura di sé, quella che denigriamo, non accettiamo e che ci fa soffrire, costringendo la persona a viverla pienamente attraverso l’espressione di questa in movimenti, rumori, ritmo, voce. E sostare nel conflitto, scendere sempre più giù, fino a toccare il fondo. In quel momento poi il desiderio di risalire, con una spinta ancor più forte, cominciando a percepire sulla propria pelle la libertà dal dolore e dalla sofferenza. E’ un po’ come l’ascesa di Dante al Paradiso, dopo essere sceso negli Inferi.
     Non posso definire l’esperienza che ho vissuto con la parola “tirocinio”. Non è stato così per me. Non ho trascorso 200 ore svolgendo un’attività a me estranea, ma ho iniziato un percorso di ricerca e crescita personale, accompagnata da una famiglia.
Sì, Punto Gestalt è stato ed è davvero il mio porto sicuro.

                                                                                                               Ilaria Cadorin


LA DANZA DI TRASFORMAZIONE

“Come l’Araba Fenice per poter rinascere deve prima bruciare e morire,
così anche noi abbiamo affrontato il nostro fuoco.
I nostri più profondi bisogni.
Tutti, chi più e chi meno, abbiamo vissuto quel fuoco.
Vivere il proprio negativo sapendo che non sei solo.
Che puoi esprimerti in completa libertà.
E questo perché la forza e l’amore del gruppo contengono
la potenza della fiamma….
Bruciare…bruciare… e lentamente morire…
fino a ri-NASCERE….
E finalmente ti senti libero di poter VOLARE,
ancora… più in alto.
E la fiamma rimane in te, nella tua anima,
perché è grazie al buio che puoi  riconoscere e amare la luce.
Ringrazio quella fiamma che ci ha accompagnati, scaldati,
vegliati in questi meraviglioso giorni”


(feedback: Seminario “Eros, Body & Life”, 21 Maggio 2010)