Anoressia 2

I disturbi psicologici, prima che analizzati, vanno letti, in modo da decodificare i messaggi simbolici che corpo e mente della persona cercano di inviare.

Uno stato di sofferenza emergente è il disturbo del comportamento alimentare che, come l’anoressia, esprime, attraverso la irrazionale osservanza della dieta, l’intollerabile disagio interiore in tema di identità femminile e in parte anche maschile.

Il comportamento anoressico si è verificato sovente anche nel corso della storia: in epoca medioevale svariate sono le storie di giovani fanciulle digiunatrici che, in odore di santità, utilizzavano questo metodo purificatorio per raggiungere obiettivi di “perfezione mistica”. Giovanna d’Arco, santa Caterina da Siena e molte altre ne sono esempi descritti nella letteratura tramandata. Nel corso della storia poi, il digiuno ha perso il connotato religioso assumendone uno più spettacolare e addirittura politico: Gandhi in epoca recente e svariati politici in epoca attuale, hanno utilizzato il cibo non nella connotazione classica di “amore - nutrimento” ma per il conseguimento di un maggior potere.

Nel fenomeno anoressico affamarsi significa rovesciare norme comportamentali acquisite nei secoli arrivando fino alla morte, come atto supremo di ribellione alla vita e rovesciando così ogni ordine costituito e celebrando in questo modo il dominio del corpo attraverso la negazione del piacere. E’ un desiderio di affermazione, di sfida, di ribellione alle norme sociali, è un urlo esasperato e disperato del proprio essere e della propria esistenza.

Il corpo anoressico segnala un disagio psicologico di disarmonia, indica, attraverso di se’, la marginalità sociale subita e si trasforma in una incapacità di percepirsi. Il  corpo leggero, liberatosi dal peso della carne fluttua tra l’essere e il non essere e sperimenta nuove forme di stare al mondo. Il digiuno è una dipendenza, è affascinante, è eccitante, aumenta il senso di purezza e di potere spirituale. Vivere d’aria è una metafora che esprime il desiderio di essere in armonia con l’universo: finalmente esistere!  Tuttavia l’anoressia, oltre a far sognare, fa soffrire e porta alla disperazione. Questo nuovo stato diventa infine insopportabile e può portare anche alla morte.

 Le motivazione alla base dei disturbi del comportamento alimentare appaiono legate ad un senso di inadeguatezza e alla incapacità di affermare la propria autonomia nei rapporti interpersonali.

Il corpo diventa la causa del fallimento e della sensazione di impotenza e viene percepito come invadente, ingombrante e fonte di frustrazione. Permettersi di ingrassare significa sottomettersi alle malsane esigenze del corpo e viene concepito come una perdita di controllo della situazione.

L’anoressia è una affezione tipica delle società opulente dove l’apparire è più importante dell’essere.

Il comportamento alimentare è in funzione del non ingrassare, si sviluppa nella fascia di età che va’ da 13 ai 25 anni e colpisce prevalentemente, ma non solo, il sesso femminile.

L’alimentazione quotidiana è quasi esclusivamente vegetariana, utilizza liquidi non calorici e i carboidrati, le proteine e i grassi vengono quasi completamente banditi. Le restrizioni alimentari sono  drammaticamente progressive e portano a segni di malnutrizione, notevole calo ponderale, edemi e gonfiori, versamenti pleurici e pericardici, astenia, insonnia, bradicardia, ipotensione arteriosa, alopecia, ipereccitabilità e irritabilità, disidratazione e alterazione dell’equilibrio idro-salino.

 

Terapia:

fondamentale l’approccio di tipo medico al fine di accertare eventuali danni biologici conseguenti allo stato di denutrizione. Importante in questa fase è il feedback che il medico può inviare alla paziente sulle reali condizioni e sui segni che il corpo invia e che la paziente stessa non è in grado di percepire.

La “terapia somatica” è una terapia sintomatologica basata sull’uso di farmaci di supporto (sali minerali, antiastenici, integratori, polivitaminici etc.)

Questo tipo di intervento può diventare rischioso in quanto tende a mantenere la situazione in una fase di stazionarietà rendendo la paziente ancora più irritabile, infantile e ribelle.

Gli approcci di counseling e psicoterapeutici mirano invece alla soluzione spostando l’attenzione dal corpo alla mente, dall’esteriorità all’interiorità, creando un adattamento creativo dell’organismo (mente - corpo) all’ambiente,  riportando la situazione ad un maggiore equilibrio e attivando le risorse personali allo scopo di ottenere un maggior stato di benessere.

L’approccio medico, che comunque deve essere sempre complementare, diventa irrinunciabile ed indispensabile quando necessitino interventi in condizioni di pericolo di vita.

Alberto Dea

Rita Sommacal